Domani, la FIFA prenderà una decisione storica con l’assegnazione ufficiale delle prossime due edizioni della Coppa del Mondo. La competizione calcistica, che vedrà la sua edizione del 2026 ospitata dagli Stati Uniti, dal Canada e dal Messico, è al centro di un’attenzione particolare a causa della sua evoluzione geopolitica. Un percorso che ha portato a una curiosa alleanza tra paesi di diverse nazionalità, per una celebrazione del calcio che passerà attraverso diverse culture.
La Coppa del Mondo del centenario: un evento storico
La Coppa del Mondo del 2030 segnerà un secolo dalla prima edizione, disputata in Uruguay. Questo anniversario rappresenta non solo una celebrazione sportiva, ma anche un significativo incontro di culture e tradizioni. Il progetto inizialmente ha incluso diverse aspiranti nazioni, tra cui un’interessante proposta delle isole britanniche, ma le attenzioni si sono concentrate su Spagna, Portogallo e Marocco. Il Marocco, dopo aver tentato invano di ospitare l’evento per cinque volte, si unisce alla Spagna e al Portogallo, in un’iniziativa che promette di essere densa di significato.
Nonostante le ambizioni, gli altri potenziali candidati non sono riusciti a concretizzare le loro proposte, come quella di una candidatura asiatica congiunta di Cina, Giappone e Corea. La scelta finale di ospitare un evento così prestigioso in un triangolo che riunisce Europa e Africa è considerata una mossa strategica della FIFA per promuovere il calcio all’interno di un contesto internazionale sempre più articolato.
Il percorso di selezione delle sedi e le infrastrutture
Il torneo del 2030 si svolgerà in undici città, con venti stadi pronti a accogliere le partite. Sebbene la Spagna emerga come il paese principale in termini di ospitalità, il Marocco si prefigge di diventare il secondo Stato africano a ospitare i Mondiali, dopo il Sudafrica nel 2010. Attualmente, la lotta per la finale è aperta, con Madrid e Barcellona che si contendono il diritto di ospitare l’evento decisivo. Da parte sua, il Marocco pianifica di completare il nuovo stadio “Hassan II“, che si propone di essere uno dei più capienti al mondo, ponendo così il Paese al centro della scena calcistica internazionale.
Per quanto riguarda le celebrazioni del centenario, è previsto che la fase iniziale del torneo si svolga in Uruguay, un gesto simbolico per onorare la storia. Dopo le prime tre partite, il torneo proseguirà con un gran numero di incontri in Europa e Africa, promettendo di attrarre spettatori da tutto il mondo.
Le prospettive per il 2034 e le sfide logistiche
Per quanto riguarda la Coppa del Mondo del 2034, la FIFA ha escluso le nazioni del continente americano, offrendo così un’opportunità esclusiva alle confederazioni asiatiche e oceaniche. L’Arabia Saudita, già riconosciuta come una potenza nell’organizzazione di eventi sportivi, emerge come l’unica candidata, essendo riuscita a prevalere su Australia e Indonesia, che hanno ritirato le loro candidature. L’organizzazione di questo evento comporterà sfide significative, non solo in termini di capacità degli stadi ma anche per quanto riguarda le condizioni climatiche.
In effetti, l’estate nell’Arabia Saudita è caratterizzata da temperature estremamente elevate, il che potrebbe portare a un rinvio della competizione in mesi più freschi, una situazione simile a quella vissuta durante il Mondiale del 2022 in Qatar. Questo scenario richiederà un attento bilanciamento tra le esigenze logistiche e il rispetto del Ramadan, aggiungendo ulteriori complessità all’organizzazione.
Critiche e preoccupazioni sui diritti umani
La scelta dell’Arabia Saudita come sede della Coppa del Mondo del 2034 è stata accolta da un coro di critiche. Vari gruppi per i diritti umani, tra cui Amnesty International, hanno espresso preoccupazioni riguardo al trattamento dei lavoratori migranti coinvolti nei progetti infrastrutturali necessari per l’evento. Le accuse di sfruttamento e le questioni relative alla mobilità dei residenti sollevano interrogativi su come il paese gestirà un afflusso di tifosi internazionale, evidenziando la necessità di misure adeguate per garantire un ambiente sicuro e accogliente.
Il percorso verso l’assegnazione ufficiale dei Mondiali del 2030 e 2034 si prospetta ricco di sfide, ma rappresenta anche un’opportunità per celebrare il calcio come un linguaggio universale, capace di unire popoli e culture diverse.