Federica Pellegrini non difende Jannik Sinner. Il caso Turrini era diverso

Federica Pellegrini commenta il caso di doping di Jannik Sinner, sottolineando la responsabilità degli atleti e l’urgenza di regole chiare per garantire giustizia in situazioni complesse.
Federica Pellegrini non difende Jannik Sinner. Il caso Turrini era diverso - (Credit: www.oasport.it)

L’argomento doping nel mondo dello sport continua a sollevare interrogativi e discussioni, specialmente quando coinvolge atleti di punta come Jannik Sinner, numero uno al mondo nel tennis. A pochi giorni dall’emergere del suo caso di positività al Clostebol, l’ex nuotatrice Federica Pellegrini ha voluto esprimere la sua opinione in merito, sollevando questioni di responsabilità e la necessità di regole chiare nel mondo del doping.

La presa di posizione di Federica Pellegrini

In un’intervista a “La Stampa“, Pellegrini ha chiarito la sua posizione riguardo alla situazione di Sinner. Ha affermato di essere “curiosa di capire cosa accadrà,” sottolineando che, sebbene il tennista non abbia assunto volontariamente sostanze dopanti, la questione va oltre questo aspetto. Secondo Pellegrini, esiste una responsabilità diretta da parte dell’atleta che non può essere ignorata. Ha infatti dichiarato: “Ci hanno sempre detto che l’atleta è responsabile a prescindere. Adesso sembra che ci siano circostanze in cui può non essere così e la faccenda si fa scivolosa.”

Questa opinione riflette un punto cruciale nel dibattito sul doping: l’atleta, pur non essendo l’autore dell’assunzione, potrebbe comunque subire ripercussioni. Pellegrini ha messo in evidenza l’importanza di avere regole chiare, utilizzando il passato come un riferimento per la sua analisi.

Il caso di Federico Turrini: un precedente emblematico

Federica Pellegrini si è richiamata a un caso di doping che l’ha coinvolta personalmente: quello di Federico Turrini, suo ex compagno in nazionale. Turrini, a causa di una contaminazione accidentale legata a un collirio al cortisone prescritto per un’infezione, si era visto infliggere una squalifica di due anni nonostante la contaminazione fosse evidente. Pellegrini ha messo in rilievo come, nonostante le circostanze attenuanti, Turrini avesse comunque subito sanzioni severe.

La vicenda si era svolta nel 2008, quando il sito della Federazione Italiana Nuoto annunciò la positività di Turrini al nandrolone. Il CISM, dopo aver ascoltato la difesa dell’atleta riguardo all’uso del collirio Keratyl, aveva inizialmente optato per una sanzione lieve. Tuttavia, la WADA fece ricorso e il Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna ripristinò la squalifica di due anni. Pellegrini ha così richiamato l’attenzione sulla necessità di stabilire regole precise per evitare incertezze e ingiustizie.

Confronto tra il caso di Sinner e quello di Turrini

Il caso di Jannik Sinner, a differenza di Turrini, si configura come un episodio di contaminazione indiretta e accidentale. La positività di Sinner al Clostebol è legata all’uso di un prodotto, Trofodermin, applicato da Giacomo Naldi, ex fisioterapista, per curare una ferita alla mano. Il massaggio applicato da Naldi ha accidentalmente contaminato l’organismo di Sinner. Questo aspetto è stato confermato anche dalla WADA.

Tuttavia, la WADA si mostra critica riguardo alla gestione di questo caso, esprimendo il parere che Sinner non abbia adottato tutte le misure necessarie per prevenire la sua positività. Si può evidenziare che, a differenza di Turrini, dove c’era un’assunzione consapevole di un medicinale contenente sostanze dopanti, nel caso di Sinner la situazione appare ben più complessa e con aspetti etici e morali da considerare.

La necessità di chiari protocolli antidoping

L’analisi da parte di Pellegrini e la comparazione tra i diversi casi mette in evidenza una mancanza di chiarezza nelle procedure antidoping. Con posizioni e reazioni che variano a seconda delle specifiche circostanze, emerge la necessità di stabilire protocolli più rigorosi che non solo puniscano, ma anche garantiscano la giustizia per tutti gli atleti coinvolti in episodi di doping.

Facendo seguito alla situazione di Sinner e confrontando vari scenari di doping, i vari comitati devono riflettere su come affrontare queste problematiche in futuro. La responsabilità degli atleti deve essere mantenuta, ma serve anche una gestione più giusta e equa delle sanzioni, per evitare che eventi accidentali possano rovinare la carriera di atleti promettenti.