Il caso delle presunte irregolarità finanziarie della Juventus ha preso una nuova piega con l’udienza preliminare che si è svolta oggi a Roma. La questione delle plusvalenze e delle manovre sugli stipendi, già oggetto di indagini a Torino, ha attirato l’attenzione di oltre duecento parti interessate, tra cui Consob, azionisti e associazioni di consumatori. L’udienza, condotta dal gup Anna Maria Gavoni, segna un capitolo cruciale per uno dei club di calcio più importanti d’Europa.
Il contesto dell’inchiesta sulle plusvalenze
L’inchiesta, denominata Prisma, è stata avviata dai pubblici ministeri di Torino e si è successivamente trasferita a Roma per questioni di competenza giuridica. Il trasferimento degli atti da Torino a Roma è stato disposto dalla Cassazione, la quale ha stabilito l’incompetenza territoriale del tribunale torinese. Quest’operazione giudiziaria ha portato il procedimento a essere gestito da pm specializzati in reati economici, come Lorenzo Del Giudice e Giorgio Orano, sotto la supervisione del procuratore aggiunto Giuseppe Cascini.
Le indagini si concentrano su potenziali irregolarità riguardanti diverse operazioni finanziarie della Juventus. Le accuse comprendono aggiotaggio, false fatturazioni e ostacolo alla vigilanza, con focus particolare sulla manipolazione delle plusvalenze e sulle pratiche di gestione degli stipendi dei calciatori durante il periodo della pandemia da Covid-19. Questo periodo ha sollevato diverse questioni legate alla trasparenza e alla legittimità delle operazioni svolte dalla club torinese.
Gli indagati e le accuse formulate
Tra gli indagati spiccano nomi di alto profilo, come l’ex presidente della Juventus Andrea Agnelli, l’ex vice presidente Pavel Nedved, e dirigenti chiave come Fabio Paratici e Maurizio Arrivabene. Tali figure sono coinvolte in un contesto che solleva interrogativi sulla condotta della società e sulle decisioni strategiche intraprese riguardo alla gestione economica del club.
Nel dettaglio, l’accusa punta a dimostrare che le operazioni di compravendita dei calciatori siano state effettuate con l’intento di gonfiare artificialmente il valore dei trasferimenti, creando delle plusvalenze fittizie per migliorare la situazione patrimoniale e finanziaria apparente della società. Inoltre, durante il periodo di crisi legato alla pandemia, ci si interroga sulle modalità adottate per gestire gli stipendi, dal momento che molte squadre hanno applicato riduzioni, mentre la Juventus potrebbe aver seguito pratiche poco chiare.
La risposta delle parti civili e il futuro dell’inchiesta
La massiccia presenza di richieste di costituzione di parte civile dimostra quanto sia sentita questa questione, tanto nel panorama sportivo quanto in quello finanziario. La possibilità che investitori e azionisti si costituiscano come parti danneggiate evidenzia un clima di sfiducia nei confronti della dirigenza che ha governato la Juventus negli ultimi anni.
La prossima udienza è programmata per il 27 gennaio, e potrebbe rivelarsi un momento decisivo per il futuro della società. La Juventus, agli occhi dei suoi sostenitori e dei critici, deve ora affrontare non solo le accuse legali, ma anche le ripercussioni reputazionali che questi sviluppi porteranno. La prosecuzione dell’inchiesta fa presagire un lungo percorso di verifiche e confronti, con esiti che potrebbero influenzare le strategie della società in futuro e il suo rapporto con i tifosi e gli azionisti.