L’industria dell’auto appesa al fattore emissioni spera nella svolta politica a Bruxelles. Tutti i nodi.

Il 2025 segna un punto di svolta per l’industria automobilistica europea, con nuove normative sulle emissioni di CO2 che pongono sfide economiche e politiche significative per i produttori.
L’industria dell’auto appesa al fattore emissioni spera nella svolta politica a Bruxelles. Tutti i nodi. - (Credit: www.repubblica.it)

Il futuro dell’industria automobilistica europea si avvicina a un punto di svolta significativo, con il 2025 che segnerà un prima e un dopo per le case automobilistiche a causa delle imminenti nuove normative sulle emissioni di CO2. Tra preoccupazioni, tensioni politiche e richieste di rinvii, il settore si prepara a fronteggiare sfide economiche senza precedenti. A fare rumore sono le voci di vari Paesi, incluso l’Italia, che chiedono un posposto per le sanzioni, mentre i giganti dell’auto lottano per trovare un equilibrio tra l’aderenza ai requisiti normativi e la sostenibilità economica.

I nuovi limiti di CO2 e le sanzioni

Nel 2025, entreranno in vigore nuovi standard di emissioni di CO2 che ridurranno il limite attuale da 115,1 g/km a 93,6 g/km. Questo cambiamento potrebbe generare oneri enormi per i produttori, poiché i costi delle sanzioni sono molto elevati: ogni grammo di CO2 in eccesso comporterà una multa di 95 euro. Molti esperti del settore stimano che le sanzioni complessive per le case automobilistiche europee possano oscillare tra 15 e 17 miliardi di euro. Considerando il numero di veicoli venduti, questa situazione rischia di colpire duramente i bilanci delle multinazionali auto. Ad esempio, Volkswagen, primo produttore dell’Unione Europea, potrebbe dover sostenere una sanzione che supera i 6 miliardi di euro.

Queste multe impongono un ulteriore stress a un settore già in crisi, che ha affrontato sfide significative negli ultimi anni a causa della pandemia e della transizione verso l’elettrico. I produttori stanno ora facendo i conti con la possibilità che il mutamento normativo porti a perdite economiche considerevoli, specialmente con le ristrutturazioni già annunciate, e l’uscita di Carlos Tavares da Stellantis che si allinea con la preoccupazione generale per il futuro.

Le reazioni politiche e industriali al cambiamento

Il clima politico e il settore automobilistico si trovano sotto pressione per trovare una soluzione. L’Italia, insieme a Francia e Germania, ha chiesto di rivedere le sanzioni sui limiti di emissione di CO2, sostenendo di necessitare di più tempo per adeguarsi. Luca de Meo, CEO di Renault e portavoce del gruppo ACEA, ha ribadito la necessità di una direzione chiara da parte delle autorità. Le case automobilistiche chiedono anche incentivi governativi per promuovere la vendita di auto elettriche, citando esempi come la Spagna, dove sussidi e promozioni hanno spinto il mercato a chiudere con un aumento del 7,2% a ottobre.

In Gran Bretagna, l’elettrico ha registrato un incremento significativo del 24,5%, dove gli sgravi fiscali e le campagne promozionali hanno attratto più acquirenti. Adesso, con il rischio imminente di sanzioni pesantemente punitive, i produttori di auto potrebbero trovarsi costretti a rivedere la loro strategia, accelerando il passaggio a modelli elettrici nella produzione.

Il futuro dell’industria automobilistica e le possibili soluzioni

La strada per l’industria automobilistica europea appare tutt’altro che facile. Oltre alle restrizioni sulle emissioni, i produttori dovranno affrontare un calo delle vendite già previsto da Moody’s, che ha abbassato le aspettative per il settore, definendole negative. Settori cruciali, come quello dell’auto, non sembrano ancora aver recuperato i volumi di vendita pre-pandemia.

Al fine di mitigare gli impatti delle nuove normative, alcuni esperti propongono di implementare un concetto di neutralità tecnologica, che veda la riduzione delle emissioni non limitata solo al passaggio all’elettrico, ma che inglobi anche tecnologie alternative come l’idrogeno, gli e-fuel e i bio-fuel. In questo contesto, i Paesi dell’Est e diversi attori dell’industria sono d’accordo sul fatto che un approccio diversificato potrebbe offrire soluzioni più praticabili.

In aggiunta, l’industria automobilistica dovrà navigare anche attraverso le tensioni commerciali globali, in particolare con i dazi sulle auto elettriche cinesi. Attualmente, la Cina sta esercitando pressioni per ottenere supporto da paesi come la Germania per evitare conseguenze dannose in ambito commerciale. La questione si fa complessa, e ogni passo da parte delle nazioni coinvolte avrà un impatto significativo sulla direzione futura dell’industria automobilistica europea.