Dal 2021 fino a maggio 2024, il gruppo Stellantis ha affrontato una gestione complessa legata ai suoi dipendenti, con un impatto significativo sulle finanze pubbliche italiane. Questo periodo ha visto l’utilizzo di ammortizzatori sociali per un ammontare considerevole che ha sollevato interrogativi su come le risorse del governo siano state implicate nel sostenere le spese dell’azienda e, di riflesso, i guadagni del suo CEO.
I dati sugli ammortizzatori sociali dal 2021 al 2024
Nel cuore della crisi economica, Stellantis ha dovuto affrontare una significativa riduzione della forza lavoro. Tra il gennaio 2021 e il maggio 2024, il numero dei dipendenti in Italia è diminuito drasticamente, passando da 52.700 a 42.500. Durante questo periodo, l’Inps ha supportato i lavoratori attraverso la cassa integrazione, coprendo più di 700 milioni di euro su un totale di quasi 984 milioni erogati. I dati evidenziano che gli ammortizzatori sociali sono stati utilizzati a fronte di un numero crescente di uscite incentivati, previsto ancora per il 2024 con l’arrivo di 3.000 nuovi casi. In tutto questo, le uscite temporanee e le casse integrazioni sono diventati strumenti fondamentali per proteggere l’occupazione, ma anche un peso significativo sulle spese pubbliche.
Il contributo dello Stato, pari a oltre 703 milioni, è risultato determinante per garantire la sicurezza economica dei dipendenti nel momento in cui Stellantis decideva di ristrutturare e razionalizzare la propria forza lavoro. Gli stabilimenti italiani, quindi, hanno continuato a operare con una certa continuità grazie a questo sostegno finanziario, mettendo in evidenza la relazione complessa tra settore privato e intervento pubblico.
In questo contesto, è interessante notare come la gestione degli ammortizzatori sociali da parte dell’Inps si sia realizzata in modo strategico, muovendosi su un terreno di vulnerabilità economica. La necessità di equilibrare le esigenze aziendali con quelle dei lavoratori ha posto delle sfide, ma anche delle opportunità per ripensare il futuro del lavoro nel paese.
I compensi di Carlos Tavares e il confronto con il supporto pubblico
Di fronte a cifre così alte dedicate agli ammortizzatori sociali, risaltano i compensi percepiti da Carlos Tavares, CEO di Stellantis. Nel periodo dal gennaio 2021 fino a dicembre 2023, il manager portoghese ha ricevuto oltre 100 milioni di euro tra retribuzione diretta, benefici e stock option. Questo importo appare di gran lunga superiore a quanto speso per la cassa integrazione dei dipendenti, essendo approssimativamente un settimo della spesa pubblica destinata.
Nel dettaglio, si evidenziano i compensi suddivisi per anno: nel 2021, Tavares ha guadagnato 19,1 milioni di euro, aumento significativo rispetto ai 23,5 milioni del 2022. Il 2023 è stato l’anno migliore per il CEO, con un totale di 36,5 milioni di euro, che includeva 13,5 milioni di stipendio e 10 milioni di incentivi legati alla trasformazione di Stellantis in un’impresa innovativa nel settore della mobilità sostenibile. Nella somma si possono notare anche i riconoscimenti per performance a lungo termine, che hanno contribuito a far lievitare i guadagni.
Il confronto con i fondi pubblici disponibili per la cassa integrazione mette in luce una disparità di sostegno e guadagno. La scorsa gestione degli importi riservati alle azioni e ai bonus fa riflettere su come il compenso di un CEO possa in effetti pesare considerevolmente rispetto al sostegno ai lavoratori. La somma totale di 79 milioni di euro si allega ai circa 2 milioni di azioni Stellantis cedute a Tavares, il cui valore attuale ammonta a oltre 24 milioni di euro. Questi aspetti evidenziano come il business e le finanze pubbliche possano interagire, portando alla riemersione di importanti temi sociali e economici.
La situazione di Stellantis, l’impatto sugli ammortizzatori sociali e le elevate retribuzioni aziendali pongono questioni cruciali nel dibattito attuale sul rapporto tra welfare e corporate governance. La riflessione è che lo sforzo collettivo deve trovare una sintesi equilibrata tra la tutela dei lavoratori e le necessità di un mercato competitivo.